lunedì 13 febbraio 2017

Il Dono del Lupo - Licantropi coi superpoteri

Oggi mi tocca una quasi stroncatura...ed una stroncatura che mi brucia parecchio. Sarà un post lunghetto per via di qualche divagazione, ma come sempre metterò un paragrafo riassuntivo alla fine ^_-

Il Dono del Lupo è un romanzo di Anne Rice (autrice di alcuni di quelli che sono i miei romanzi preferiti) pubblicato nel 2012 negli Stati Uniti e nel 2016 da noi. E' il primo di quella che si prospetta essere una serie, ma al momento conta solo due volumi e il secondo è ancora inedito da noi.

In questo romanzo salutiamo le ambientazioni care all'autrice, ovvero New Orleans, per spostarci nel nord della California. In quest'area si trova la località immaginaria di Nideck Point, un piccolo villaggio abbandonato da Dio la cui attrazione principale è una grande casa ormai quasi in disuso appartenuta al misteriosamente scomparso Felix Nideck. E' proprio in questo luogo che inizia la storia ed è qui che viene chiamato il nostro protagonista, Reuben Golding, giovane giornalista freelance incaricato di scrivere un annuncio di vendita per la casa. Il ragazzo incontra qui la bella Marchent, erede di Felix. Tra i due scocca subito una forte intesa fisica e spirituale e nonostante la differenza d'età e il fatto che Reuben sia fidanzato, i due si concedono un'inaspettata notte di passione. Nottetempo, però, i due vengono aggrediti, ma una bestia misteriosa interviene e morde il ragazzo. Marchent viene uccisa, ma Reuben riesce a salvarsi pur riportando gravi ferite. Una volta risvegliatosi, scoprirà che Marchent gli ha lasciato la casa di Nideck in eredità e che i morsi della bestia hanno dato il via a dei cambiamenti misteriosi. Si ritroverà infatti ad essere capace di trasformarsi in uomo-lupo e "fiutare il male", sbranando chiunque nelle sue vicinanze sia intento a compiere atti malvagi.
Il Dono del Lupo è un romanzo con una forte influenza derivante dal mondo supereoistico e televisivo, soprattutto nella prima parte, in cui Reuben si trova a fare i conti con le sue nuove abilità, salvando gente qui e lì per la città con mezzi parecchio brutali.
Ma chi è Reuben? Beh, è una specie di incrocio tra Peter Parker, per mestiere e ingenuità,
Ne è stata tratta anche una graphic
novel,dalla stessa talentuosa
autrice che si occupò di
Claudia's Story
di cui vi parlai sul blog.


e Bruce Wayne per il patrimonio. E' un personaggio così perfetto da essere accecante, tanto che viene soprannominato dai suoi "Sunshine Boy" (da noi orribilmente reso come "Splendore"). La famiglia Golding è ricca sfondata e Reuben ha una vita invidiabile: è bellissimo, ricco, amato dai genitori e dalla fidanzata. Il padre è un ex professore universitario, aspirante poeta e sognatore, mentre la madre è un chirurgo di successo. La fidanzata Celeste, praticamente la copia in miniatura della madre, è un avvocato in carriera molto razionale, dalla lingua biforcuta: una che dice al suo ragazzo "sto con te solo perchè sei bello" merita il premio simpatia "cactus nelle mutande", anche se lo dice per scherzare. Nel suo mondo perfetto e rassicurante, Reuben è però inquieto perchè non riesce a trovare il suo posto nel mondo. La bellezza e il suo aspetto fanciullesco, inoltre, sono per lui un fastidio (vieni qua che ti corco di mazzate, disgraziato!) perchè spesso non viene preso sul serio dalla sua stessa madre o da chi gli sta intorno. Per quanto questa cosa del "sigh che brutto essere troppo perfetti" sia ad un primo approccio fastidiosa, devo dire che dopo un po' si riesce a capire perchè il protagonista sia insoddisfatto (quando un'infermiera tenta di rimorchiarti affibiandoti vezzeggiativi mentre devi farti gli esami è comprensibile che ti girino). Il problema di Reuben, però, è che a volte risulta infantile, quindi si vive il personaggio in un miscuglio di reazioni tra il "c'hai ragione, dai!", e il "appena ti lamenti del culo che hai nella vita ti meno". 
Reuben infatti lavora giusto perchè lo hanno infilato in questo lavoro a forza perchè sa scrivere (che poi è tutta da vedere questa cosa...gli stralci dei suoi articoli non mi sono sembrati questa gran rivelazione), ma non gli piace quello che fa. Insomma, un protagonista difficile con cui entrare in sintonia. E questo è solo uno dei problemi del romanzo e mi porta direttamente a quello successivo: ha la vita troppo facile! E' vero che deve nascondersi (da sua madre, che potenzialmente potrebbe venderlo alla scienza, ma intuiamo fin da subito che non lo farebbe mai!) e che il suo potere potrebbe essere problematico, ma è il potere stesso ad essere piuttosto facile da gestire: questi lupi (che poi verranno denominati Morphenkind) non si trasformano con la luna piena, ma riescono a dominare abbastanza bene il cambiamento che è anche piacevole (hanno letteralmente un orgasmo...); aggrediscono solo il "male", anche se rischiano di ferire nella furia; sono immortali e si risanano facilmente...insomma, sono dei supereroi in pelliccia piuttosto splatter. A parte il fattore segretezza, l'unico altro problema è quello della coscienza. Il nostro Sunshine Boy non si sente tanto "puro" quando si rende conto che sbranare gente per la città non gli crea alcun rimorso, ma sa che non è socialmente accettabile, anche se si tratta di criminale. Avrà, con il tempo, modo di accedere alla parte più istintiva e brutale del suo animo, accettandola infine a braccia aperte, soprattutto quando capirà che è tra i Morphenkind che può trovare il suo posto.
Ma cosa è questo male che fiuta? E' qualcosa che si può definire? Non mancano i momenti molto più riflessivi (se vi aspettate pura azione dalla Rice, levateci mano) in cui Reuben si interroga sulle origini di questa "specie" e su cosa sia questa malvagità che fiuta. Esiste davvero il male? 
La chiave di tutti i misteri è nascosta proprio a Nideck Point.

Tra i personaggi, a suscitare il mio interesse sono stati i carismatici lupi anziani (che non
Che ci fa Matt Bomer in questo post?
E' il modello che l'autrice ha utilizzato per
dare un volto a Reuben.
Giusto un filino gnocco, dicevano.
Anne Rice, vecchia volpona...
nomino per non fare spoiler), anche se la spiegazione delle loro origini non mi ha affascinata particolarmente.  Altro personaggio importante è quello di Laura, una donna che vive da sola ai margini della foresta, dopo una vita che le ha sottratto molto. Laura avrebbe potuto avere un grandissimo potenziale se non fosse stata gestita così male. Il suo passato viene spiattellato in fretta e furia e non basta, a parer mio, a spingerla a farsi un lupo mannaro canterino appena incontrato! Sì, avviso che in questo romanzo ci sono scene "beastly" che mi hanno ricordato molto una scena di "Bram Stoker's Dracula" che avrei tanto voluto dimenticare. °_°"
Speravo che Laura avrebbe rivelato qualche facoltà particolare e non che fosse solo una sciroccata che, quando scopre che il suo amato lupacchiotto è uno gnocco da paura, sembra quasi delusa. Tu hai problemi ragazza mia.  
Questo messaggio di accettazione sarebbe stato molto bello se gestito con più calma, anche se in questo romanzo si parlerà abbastanza di amore e comunità (i due chiodi fissi dell'autrice, ma su questo tornerò più avanti). Capisco che subentra una certa dose di attrazione istintiva e viscerale ("Dio sta nelle viscere pulsanti" ci viene detto ad un certo punto), ma tutto risulta troppo poco credibile.
Ci sono altri due personaggi che, volendo, potrebbero essere promettenti: Stuart (giovane attivista gay new entry nella gang degli amici pelosi di Nideck Point) e Jim Golding, il fratello prete di Reuben dal passato drammatico e ancora sconosiuto ai lettori.
La stessa dimora dei Nideck potrebbe essere considerata parte del cast, dato che sembra quasi una casa "che respira", e in questo mi ha fatto piacere ritrovare le abilità dell'autrice nella descrizione; anche a distanza di mesi riesco a ricordare vividamente le stanze descritte, l'ambiente e la struttura.
Un'altra grave pecca del romanzo: mancano degli antagonisti decenti. E senza una nemesi che si rispetti, cosa è un "quasi supereroe"? I nemici, in questo romanzo, sono delle macchiette stupide e insignificanti, su cui non mi viene in mente altro da dire, perchè due cretini che si dimenticano di sedare un gruppo di uomini-lupo per trasportarli non meritano altro spazio. -_-" Questo ci riporta al problema della troppa facilità. Non è una facilità che mi aspetto in un romanzo della Rice, in cui bene e male non sono mai così distinguibili "a naso". Ci sono, nel Dono del Lupo, molti richiami alla saga dei Vampiri (il termine "dono" che ritorna, l'immortalità, la brutalità, l'amore, la ricerca di un luogo a cui appartenere, la ricerca morbosa per le origini...) ma, forse perchè mi sapevano di già visto, non mi hanno parlato così direttamente come succedeva con l'altra sua famigliola sovrannaturale.
Leggerei il secondo, ovvero "The Wolves of Midwinter"? Se capita magari sì (si chiama sindrome di Stoccolma, ragazzi), giusto perchè ho letto che padre Gosling dovrebbe avere più spazio e perchè ci sono le Morphenkind femmine (che vivono in branchi separati). A frenarmi è soprattutto il fatto che...è un romanzo di Natale! E non so quanto possa prendermi una storia natalizia su una comunità di lupi sbrana-malvagi...°_°" 

La cover (molto bella) del secondo
volume della serie.
Parlando sinceramente, se questo romanzo lo avesse scritto un'autrice emergente o un'autrice a me sconosciuta, avrei anche lasciato passare parecchie ingenuità (Marchent che predispone tutto in neanche un'ora per lasciargli l'eredità, tra i tanti esempi...), ma conoscendo di cosa è capace questa scrittrice, mi brucia due volte che non sia riuscita a creare qualcosa di più stimolante. Il romanzo non è totalmente da buttare e se ne possono trarre degli spunti di riflessione, soprattutto sul discorso della bestialità e della coscienza, e ho trovato i riferimenti supereoistici divertenti da leggere in un romanzo. Mi è anche piaciuto che non abbia abbandonato l'abitudine di inserire riferimenti ad altri autori, a filosofi o a teologi (come in questo caso) che mi spingono ad approfondire in privato, anche solo cercando qualcosina su Google.
Di per sè, tutto sommato, il romanzo intrattiene e si ha la curiosità di sapere come proseguirà, ma le risposte date sono state parecchio deludenti. Ormai sono dell'idea che la Rice non scriva un romanzo interamente intrigante dai tempi di Blood (che è uno di quelli che meno mi è piaciuto tra quelli che ho letto scritti da lei).

E qui vorrei aprire una parentesi sull'autrice.
Non ho letto tutti i suoi libri ancora, ma quelli che ho amato erano pregni di contrasti, penombre e, anche se emergeva questa visione dell'amore salvifico e della comunità, era un brillìo consolatorio in un mare di oscurità. Da un po' di tempo a questa parte, le proporzioni sembrano essersi invertite e, come dimostra anche Prince Lestat (e il suo seguito dal titolo agghiacciante), è tutto un tripudio di gioia, amore e volemosebbene. Qui mi permetto di inserire una mia riflessione: la Rice è una scrittrice che ha sempre confidato nel suo inconscio e nel suo istinto (cosa che si vede ma che ha ammesso lei stessa), motivo per cui, quando era una giovane donna tormentata da una spiritualità insicura, dalla depressione, dall'alcool e dal lutto per la perdita
Reuben e Celeste dalla novel
Foto presa da qui
di sua figlia, le intensità delle sue emozioni pervadevano i suoi romanzi andando direttamente alle viscere del lettore (se piaceva, ovviamente!). Adesso invece è una donna anziana che ha ritrovato la fede (dopo un rapporto turbolento con la Chiesa, da cui si è allontanata) che si gode la famiglia e il successo, con un ottimismo che forse prima non conosceva con tanta costanza. Oltretutto, non deve più lottare perchè i suoi romanzi vengano pubblicati e presi sul serio, dato che siamo nell'epoca del boom del fantasy e lei ha ormai una fanbase di fedelissimi. So che adesso dirò una cosa che sembra molto bastarda ma...la Rice tormentata, come scrittrice, la preferisco. Oggi ovviamente sono contenta per lei da un punto di vista umano (la sua pagina FB è sempre un boost di ottimismo per i giovani autori), ma non riesco più ad apprezzare i suoi nuovi romanzi (almeno quelli letti fino ad ora) come ho fatto con i suoi cavalli di battaglia. Così come alterno momenti di entusiasmo e momenti di scetticismo circa la ripresa della sua serie di punta (le Cronache dei Vampiri). Motivo per cui, quando voglio recuperare qualcosa di suo, punto ai romanzi più datati (che non è detto che siano sempre capolavori, ma mi ci ritrovo di più).

Per concludere: "il ragazzo è intelligente ma non si applica" è la prima cosa che mi è
Reuben e Marchent (fonte)
sempre dalla novel
venuta in mente a libro chiuso. C'è qualche elemento buono e lo stile della Rice, pur non essendo al suo massimo, si è fatto leggere tranquillamente, salvo qualche scivolone che potrebbe anche essere attribuito alla traduzione. Non posso fare confronti perchè non mi interessa leggere questo titolo in lingua.

L'organizzazione delle scene mi ha ricordato più un telefilm che un romanzo e, a pensarci bene, forse funzionerebbe meglio come serie Tv.
A farmelo semi-bocciare sono un livello di ingenuità e di momenti da rotazione oculare che non vorrei trovare in un romanzo di un'autrice che so che può fare di più. Sono contenta di averlo recuperato a metà prezzo, perchè 20 euro non li avrei mai spesi ed è così che mi sentirei di consigliare di recuperarlo ai fans dell'autrice: solo se a prezzo basso e con poche aspettative. Forse io me ne ero fatte troppe? Dopotutto anni fa scrisse La Mummia, un romanzo che apprezzai perchè era un palese omaggio ai B-Movie e non si prendeva troppo sul serio. Allora sì che le concedevo qualche sciocchezza per puro divertimento. Invece questo Dono del Lupo si prende troppo sul serio a volte, mentre in altre sembra un fumettone: è troppo indeciso!
Non so neanche se possa piacere agli appassionati di lupi mannari, perchè i Morphenkind non sono tradizionali, ma magari se cercate qualcosa di diverso giusto per curiosità potrebbe pure piacervi o, al contrario, potreste trovare questi lupi piuttosto ridicoli. 
Non è quindi un romanzo che andrei consigliando in giro, nè ai fans nè ai nuovi lettori. La cosa curiosa è che in USA è stato abbastanza apprezzato e in molti chiedono su FB all'autrice di ritornare a scrivere di Reuben, mentre i membri del gruppo italiano di cui faccio parte ne sono rimasti tutti piuttosto delusi. Insomma, fate vobis, ma non dite che non vi avevo avvertiti! :P

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