martedì 3 ottobre 2017

In quel di Firenze, tra turisti inglesi e vampiri...

Purtroppo non è il resoconto di un mio viaggio a Firenze (siiigh) ma i romanzi di cui parlerò in questo post hanno come unico punto in comune la rappresentazione di un'Italia e, nello specifico, di una Toscana idealizzata, fatta di arte e sentimenti travolgenti.
Potrebbe sembrare una scelta voluta e premeditata la mia, ma no, mi sto solo arrampicando sugli specchi come al solito per dare un minimo di coerenza ad un piccolo post macedonia a tema libresco.👌

•  Andando in ordine di lettura, il primo titolo della coppia scoppiata è Vittorio The Vampire, romanzo breve scritto da Anne Rice e inedito in Italia (ironia della sorte...) ma facilmente reperibile in ebook. Il titolo fa parte ufficiosamente delle sue Cronache dei Vampiri ma, a parte l'incipit, Vittorio si discosta parecchio dalle atmosfere delle Cronache, pur riportandone il nocciolo fondamentale, ovvero l'abbigliamentodiLestat la perpetua sofferenza di creature sensibili che, pur comprendendo la grandezza e la bellezza del mondo e della vita umana, sono costrette a sottrarla e per questo si tormentano in un circolo vizioso senza fine, placati soltanto dal loro desiderio di vita e amore.

"Others write of doubt and darkness. Others write of meaninglessness and quiet.
I write of indefinable and celestial gold that will forever burn bright. I write of blood thirst that is never satisfied. I write of knowledge and its price.
Behold, I tell you, the light is there in you. I see it. I see it in each and every one of us, and will always. I see it when I hunger, when I struggle, when I slaughter. I see it sputter and die in my arms when I drink."

Vittorio è un vampiro da parecchi secoli ormai e, spinto dalle voci circa i suoi "fratelli" delle Cronache, che hanno deciso di ammorbare il mondo con i loro diari segreti, si decide a scrivere la sua storia, arroccato nel suo castello nella Toscana settentrionale.
Ci riporta così nella Toscana dei Medici dove, figlio sedicenne di un nobile locale, trascorre felice e sereno le sue giornate in una famiglia stranamente non disfunzionale (le famiglie normali sono cosa rare nei romanzi della Rice). Non c'è da stupirsi dunque del fatto che questa allegra e tranquilla famigliola verrà brutalmente sterminata nottetempo da delle diaboliche creature dall'aspetto umano. Vittorio giunge sulla scena troppo tardi per poter salvare i suoi fratelli, ma non troppo tardi per notare che una di quelle creature, dall'aspetto di ragazza, si volta indietro e gli lancia uno sguardo che sembra mostrare pietà...
Il giovane giura di vendicarsi e si mette sulle tracce degli assassini, scoprendo un mondo fatto di angeli e demoni in cui non pensava che sarebbe riuscito a trovare anche un amore e un tormento eterni.

Vittorio mi ha piacevolmente sorpresa. Mi aspettavo molto peggio a giudicare da alcuni commenti letti in giro, invece si è rivelato un romanzo sì più semplice per trama e caratterizzazione rispetto alle Cronache, ma comunque molto gradevole e accattivante, soprattutto da un punto di vista estetico: potrebbe essere riassunto con una seguenza di quadri "statici" per quanto alcune immagini sono quasi pittoriche, come il covo dei vampiri, per esempio, davvero suggestivo, o il brano in cui Vittorio piange abbracciando le teste dei fratelli.
La Rice offre un mix ben riuscito tra una favola nera e un romanzo gotico degli albori, con elementi quasi "cavallereschi", se non fosse che la damigella in difficoltà in questo caso è a sua volta un demone.

Vittorio, a differenza di altri protagonisti a cui la Rice ci ha abituati, è molto più semplice nelle sue emozioni e anche piuttosto ingenuo, un "eroe" molto più puro di Lestat, Louis, Armand o Rowan Mayfair. Questo non lo rende uno dei più memorabili, ma si presta bene al tipo di storia narrata.
Ci sono anche degli sviluppi che non mi aspettavo, come sul "quando" e sul "come" Vittorio venga trasformato, ma a stupire e dividere il pubblico penso sia soprattutto la presenza di veri e propri angeli (elemento che ha reso quasi impossibile legare Vittorio al ramo principale delle Cronache) con cui interagirà il protagonista per buona parte del romanzo.
La Toscana descritta in questo romanzo è fatta di misteri e grandi artisti (tra cui spicca Filippo Lippi) e grandi personalità di passaggio (la famiglia di Vittorio è molto legata ai Medici, che vengono nominati spesso ma non compaiono mai in scena).
Come punti a sfavore, non ho molto apprezzato il cambiamento repentino di atteggiamento di Vittorio nei confronti della trasformazione, nè il fatto che la storia d'amore sia il classico colpo di fulmine, ma tutto sommato questo elemento potrebbe rientrare nei canoni dei generi a cui il romanzo sembra strizzare l'occhio.
Nel complesso, dunque, un romanzo leggibile anche singolarmente visto che è molto "strano" rispetto alle Cronache canoniche dei primi tempi e non penso che vedremo mai Vittorio scambiare quattro chiacchiere con Lestat&co. (anche se mai dire mai, vista l'imprevedibilità non sempre felice dell'autrice XD).
Lo stile della Rice è quello dei suoi romanzi storici, quindi ricco, soprattutto nelle descrizioni, ma non mi sembra sia eccessivamente pesante. Purtroppo non lo si può leggere in italiano e l'inglese utilizzato potrebbe scoraggiare i principianti, ma non è nulla di insormontabile con un dizionario accanto e un po' di intuito. 

“I saw it, and I knew that he spoke the truth.
I would always see it. I would see the spark of the Creator
in every human life I ever encountered,
and in every human life I took.”  

Per concludere: se amate la Rice ve lo consiglio a prescindere perchè non è così brutto o strambo come alcuni lettori stranieri sostengono (mi fido poco dei recensori americani, non so perchè... capita anche a voi di avere questo pregiudizio?). Se non la conoscete o volete provare un romanzo che vi permetta, in poche pagine (siamo sotto le 150) di immergervi in atmosfere gotiche italianeggianti a tema vampiresco, potrebbe essere la lettura adatta a voi (purchè teniate presente che i personaggi sono piuttosto bidimensionali).

La mia edizione povera
e beige
Il secondo romanzo (e sì, so che questo accostamento potrebbe far inorridire i puristi, ma io non rientro nella categoria XD) è Camera con Vista (A Room with a View - 1908) di E.M. Forster, recuperato subito dopo Maurice grazie a un'edizione italiana che avevo in casa grazie a Mammina. Peccato sia un'edizione schifida di più di 10 anni fa, ma vabbe'...

Protagonista della vicenda è la giovanissima e inglesissima Miss Lucy Honeychurch che, insieme a Charlotte Bartlett, sua cugina più grande, affettuosa ma soffocante, si reca in vacanza a Firenze in una pensione inglese. Qui conoscono gli altri pensionanti inglesi, tra cui il "bizzarro" Mr Emerson e suo figlio George, un ragazzo molto taciturno e cupo, ma gentile. I due vengono quasi evitati dagli altri per la loro loro schiettezza, eccessiva per gli standard dell'epoca. Le loro stranezze oggi ci farebbero sorridere, pur essendo determinanti all'epoca, e quelle più forti (il fatto che siano socialisti e atei) vengono accennate di frequente anche se non sono mai motivo di scontro esplicito. Tra gli Honeychurch e gli Emerson c'è anche un dislivello sociale che influisce sulla reputazione di questi ultimi, ma non è poi un precipizio insormontabile neanche per quei tempi, o almeno così pare.
Volente o nolente Lucy finisce per rivalutare gli Emerson, che si dimostrano sempre di buon cuore verso tutti gli altri. Con un'ironia tutta inglese, Forster farà avvicinare i due giovani facendoli assistere a una rissa con omicidio in piazza. Cosa c'è di meglio di un omicidio per risvegliare la voglia di vivere, dopotutto? XD A parte le battute, la scena in cui i due si trovano a scambiare poche parole presso il fiume è una di quelle che ho apprezzato di più.
L'atmosfera italiana e l'esperienza del viaggio sembrano giovare molto allo spirito di Lucy che, pur adattandosi agli standard della sua società, sente in lei un moto di ribellione e insofferenza che non riesce a definire o indirizzare (è pur sempre un'adolescente!^^"), sfogando la propria indole ribelle al pianoforte.
Il ritorno in Inghilterra sembra riportarla al nido, eppure l'Italia l'ha cambiata
La cover della Newton riprende
una scena del film ^^
definitivamente
... e ha cambiato anche George Emerson, che il destino ricondurrà sulla strada di Lucy.
Il romanzo è, come nel caso di Maurice, più di formazione e scoperta di sè che romantico in senso stretto. Purtroppo però l'ho trovato meno coinvolgente e "sentito" rispetto a Maurice (che però è stato in "incubatrice" per decenni), complice il fatto che i contrasti e gli ostacoli sulla strada della protagonista sono, per noi lettori moderni, piuttosto blandi. L'unico ostacolo effettivo di Lucy è la sua cecità verso i suoi stessi sentimenti, dato che nonostante le differenze sociali e caratteriali, George è benvoluto dagli Honeychurch e il fidanzato promesso di Lucy, Cecil, pur essendo uno snob antipatico, riesce a farsi da parte con dignità e senza metterle i bastoni tra le ruote.
Resta comunque un romanzo piacevole grazie alle abilità narrative di Forster, alla sua bonaria ironia nel rappresentare pregi e difetti della società inglese (con particolare attenzione ai turisti) e ai suoi personaggi deliziosi anche quando insopportabili (alla fine qualche ceffone a Lucy lo avrei anche tirato). E' più interessante, invece, la riflessione sull'idealizzazione della donna (concetto legato alla figura di Cecil, ma a cui neanche George sembra essere totalmente immune, nonostante i suoi sforzi di superare il desiderio di controllo maschile tradizionale) e sulla volontà delle giovani di affermarsi senza che gli uomini generalizzino e teorizzino su di loro. Certo, i passi compiuti da Lucy a noi ormai sembrano davvero minuscoli e fin troppo diretti dai personaggi maschili, ma si apprezza il pensiero, tutto sommato, se calato nel giusto contesto. Penso sia proprio questo il problema di Camera con Vista: per un lettore moderno risulta invecchiato male a livello di intreccio e contenuti, mentre stilisticamente resta comunque un buon titolo, senza dubbio.



"C'è molto di immortale in questa figura di donna medievale. I draghi non ci sono più, e nemmeno i cavalieri, ma lei ancora aleggia tra noi [...] È bello proteggerla nelle pause tra un affare e l'altro, è bello renderle omaggio quando ha preparato una buona cena. Ma ahimè! Quella creatura va degenerando. Anche nel suo cuore spuntano strani desideri. [...] Gli uomini sostengono che è lei a ispirarli, e intanto si muovono gioiosamente sulla superficie, fanno piacevolissimi incontri con altri uomini; felici non perché sono maschi, ma perché sono vivi. Ma prima che lo spettacolo finisca lei vorrebbe rinunciare al nobile titolo di Eterno Femminino e parteciparvi col proprio io transitorio."

Molto suggestive sono le descrizioni dell'Italia, le riflessioni sul viaggio come mezzo di crescita e sugli italiani (il cocchiere e sua "sorella"... LOL). Il fascino di queste parti del romanzo sta proprio nell'idealizzazione del paesaggio toscano, che sembra classico e senza tempo nella sua bellezza e libertà, pronto a risvegliare gli animi addormentati come quello di Lucy per sponarli a vivere a pieno le loro emozioni.


"Si possono perdere ore preziose a contemplare futilità del genere, e al viaggiatore giunto in Italia per studiare i valori tattili di Giotto, o la corruzione del papato, può capitare di tornarsene al suo paese senza ricordare nulla se non il cielo azzurro e gli uomini e le donne che vivono sotto di esso."

                                           

Per concludere: se cercate una storia romantica leggera ma non stucchevole, che parli di adolescenza, dell'importanza del viaggio e di piccole e timide ribellioni, è un titolo che potrebbe fare al caso vostro, pur tenendo presente che vi farà sorridere che il massimo della scortesia di George sia non offrire il tè, proporre un cambio di stanze o riempire di viole la stanza di una signora che aveva detto di amare questo fiore. Insomma, un bad boy! <3 A modo suo, tutto ciò mi ha fatto una grande tenerezza. 
Mi ha rilassato molto leggerlo e, sebbene non fossi molto coinvolta, l'ho letto fino alla fine con piacere perchè si è rivelata un'ottima lettura da "pennica in giardino post pranzo".
E ora che ho cambiato casa, ho scritto anche io sull'armadio: "Diffida di qualsiasi attività che richieda abiti nuovi!" come George. Io però non l'ho inciso u_u

Da Camera con vista è stato tratto anche un film nel 1986, sempre di James Ivory (che si è occupato anche dell'adattamento cinematografico di Maurice) ma non ho avuto ancora grandissima voglia di recuperarlo. Mai dire mai, però!

2 commenti:

  1. Avevo già sentito parlare di questa saga, ma non sapevo che fossero romanzi. Camere con vista ho visto solo il film, e l'ho dimenticato. Forse non fa per me XD

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    1. Le Cronache dei Vampiri è una saga moolto longeva. Considera che il primo romanzo è uscito negli anni '70! L'autrice lo continua anche adesso ma si vede che non ha più lo stile e la testa di una volta ^^"

      Non penso che Camera con vista sia un titolo indimenticabile XD a film poi penso che molte delle riflessioni più interessanti siano andate perdute purtroppo.

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