martedì 10 ottobre 2017

1945 - Ichiguchi, ci risiamo!

Con Keiko Ichiguchi ho sempre avuto un rapporto altalenante: pur non essendo tra le mie autrici preferite, tendo sempre a darle l'occasione di stupirmi. Per questo ho deciso di recuperare in cartaceo questo suo volume unico, 1945, ritenuto da molti (e a ragione) uno dei suoi lavori migliori.

La cover mi piace molto!
Lo spunto è di sicuro impatto, visto che la Ichiguchi si è ispirata alla vicenda della Rosa Bianca, un gruppo di studenti tedeschi che tra il 1942 e il 1943 si oppose in modo non violento al regime nazista. Tutti i membri del gruppo furono arrestati, processati e condannati a morte.
Una storia così forte non può lasciare indifferenti! Ricordo che mi colpì molto uno spettacolo teatrale che ci fecero vedere a scuola e che metteva in scena proprio questa vicenda.
Purtroppo la Ichiguchi, come suo solito, non riesce a raggiungere un livello di coinvolgimento particolarmente alto (almeno per quanto mi riguarda), vuoi per il suo stile molto "scolastico", vuoi per la brevità dell'opera che, a mio avviso, avrebbe dovuto essere sviluppata su molte più pagine, anche per permettere al lettore di affezionarsi ai personaggi.
I protagonisti della storia sono 3 (sebbene sul retro copertina ne compaiano altri che, in realtà, si vedono davvero in pochissime scene). La prima è Elen, una ragazza tedesca nella media, che cerca di distaccarsi dalla mentalità imperante pur senza dare nell'occhio. 
Il personaggio forse più eroico è quello di Maximillian, fratello di Elen, molto più deciso nella sua avversione al partito (è lui a dare il via al volantinaggio di protesta).
Il terzo ragazzo, il più complesso e ambiguo di tutti, è Alex. Elen lo incontrò in tempo di pace, quando erano ancora ragazzini, e da una bugia gentile di Alex nacque un sentimento di tenerezza. I due però si incontreranno di nuovo solo dopo diversi anni e Elen scoprirà che Alex si è arruolato e nutre un profondo odio verso gli ebrei, che reputa responsabili della morte dei suoi genitori. 

Maximillian rientra a casa
(Fonte immagini: Animeclick)
Alex è il personaggio che seguiamo di più e, pur essendo il meno facile con cui empatizzare, è sicuramente quello che offre maggiori spunti di riflessione sul contesto storico e sociale dell'epoca.
Elen, purtroppo, è fin troppo apatica per stare anche solo lontanamente simpatica. Questa apatia è in parte voluta, ma anche nelle azioni più decise l'espressività del personaggio è sempre piuttosto anonima, persino quando deportano la sua migliore amica! Per di più, sembra proprio far finta di nulla anche quando capisce cosa effettivamente sia un campo di concentramento, e si rifugia tra le braccia di Alex.
Se non fossimo stati nella Germania nazista, sicuramente la loro storia sarebbe stata normalissma e infatti sembra quasi che i due vogliano ignorare totalmente ciò che li circonda per rinchiudersi nel loro sogno e nel loro silenzio, raccontandosi "innocenti bugie". Anche perchè, se i due comunicassero davvero, quanto riuscirebbero ad accettare le rispettive posizioni?
Dopo gli orrori della guerra, Alex comincia a rendersi conto della sua disumanità, ma verso la fine non può fare altro che ricorrere all'unico mezzo che gli è stato inculcato, ovvero la violenza, per ribellarsi, sprofondando nella disperazione e nell'immobilità, inghiottito da un mondo che sembra fatto di odio, nonostante i sentimenti positivi cerchino di resistere strenuamente.

La storia, di per sè, è interessante ed è difficile che riesca ad annoiare, ma allo stesso tempo non mi sono sentita particolarmente coinvolta dalle vicende narrate, nè è emerso un sentimento di ribellione molto forte o articolato, fatta eccezione per il personaggio di Max, forse.
E' come se la Ichiguchi volesse evitare i momenti di pathos effettivi, per adagiarsi su uno stile narrativo che si faccia leggere, ma senza mai smuovere davvero il lettore. Per esempio, invece di scrivere in una misera vignetta che Max, prima di essere ucciso, gridò "Viva la libertà!" facendolo riecheggiare per tutto il carcere, non sarebbe stato molto più d'impatto mostrarlo in una tavola a pagina intera?
Poi avrebbe potuto sempre concludere con le foto dei momenti felici dei ragazzi, come effettivamente fa, in contrasto con quella che fu la loro tragica fine, ma relegare quest'ultima a quattro frasette, pur dedicare la splash page solo alle foto, mi è sembrata una scelta troppo poco bilanciata per far emergere il contrasto a cui sembra voler fare riferimento.
 
Lo stile della Ichiguchi, tipico "shoujo" anni '90, non mi ha mai fatta impazzire e in questo volume l'ho trovato anche un po' grezzo e scarno, dato che si tratta di una delle sue prime opere. Forse però l'effetto è stato accentuato dal formato bello grande, un 15x21, dell'edizione italiana (formato un po' sprecato in questo caso...). L'edizione che ho acquistato io, quella della Kappalab, ha anche le pagine leggermente trasparenti e, per 13 euro, mi sarei aspettata qualcosa di meglio, ad essere sincera!

Sia chiaro, non voglio dire che si tratti di un titolo brutto! 1945 anzi è uno dei migliori sfornati dalla Ichiguchi, insieme ad America e a La promessa dei ciliegi. Non ho letto moltissimi altri suoi manga, però, quindi potrei ricredermi un giorno. Al momento non sono interessata ad altri suoi titoli perchè ho capito che, nel complesso, è un'autrice che mi ha sempre lasciata piuttosto tiepida e insoddisfatta. Non voglio sbilanciarmi troppo, ma penso le manchi un qualcosa che le dia un carattere personale che la renda riconoscibile. E' molto delicata nella rappresentazione delle emozioni dei personaggi, ma anche le immagini che propone sono abbastanza standard e, a rischio di ripetermi, "scolastiche".

Per concludere: Rispetto al materiale a cui ha attinto l'autrice, ai temi e alle situazioni proposte, mi sarei aspettata qualcosina in più... E' un buon titolo, onesto, che penso possa comunque piacere se si è particolarmente appassionati di storie con questa ambientazione (purchè si ricordi che è una storia ispirata a quella effettiva e non la sua trasposizione fedelissima) e se piacciono le storie sentimentali più malinconiche e tragiche. Magari il mancato coinvolgimento è un mio limite, ma penso sia piuttosto obiettivo il mio giudizio sulla caratterizzazione un po' troppo scarna dei protagonisti, Elen in primis.

8 commenti:

  1. Purtroppo di Keiko Ichiguchi non mi è mai piaciuto nulla, né lo stile di disegno, né il suo modo di narrare. Non è antipatia né, credo, pregiudizio: è che ogni volta che ho avuto in mano una sua opera il mio giudizio è sempre stato pessimo. Probabilmente ha uno stile, sia grafico che narrativo, proprio incompatibile coi miei gusti... :(

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    1. Capisco che intendi. Quando non scocca la scintilla, c'è poco da fare! XD Il mio rapporto con lei è un po' diverso, nel senso che non ho mai trovato pessimo nessuno dei titoli che ho letto, motivo per cui ho provato a leggere altro di suo a seconda della trama. Solo che (almeno secondo me eh, ma noto che è un parere condiviso!) non fa mai quel saltino di qualità che la porta a scrivere qualcosa di memorabile almeno per una fetta di pubblico (non ho mai sentito nessuno citarla come mangaka preferita o molto apprezzata, per esempio). I suoi manga li dimentico troppo facilmente e alla fine mi lasciano poco e niente purtroppo, e la cosa un po' mi dispiace perchè lei tutto sommato mi fa anche simpatia e ha delle belle idee a volte, solo che le realizza in troppo poco spazio oppure con troppa fretta o superficialità. Questo anzi rientra tra i suoi titoli più godibili, insieme ad America e La promessa dei ciliegi (sempre tenendo presente che, oltre a questi titoli e a La finestra sul cortile non ho letto nient'altro di suo). Invece ricordo il suo libro "Nel loro piccolo, anche i giapponesi si incazzano" come una lettura godibile, forse meglio di alcuni suoi manga, ma lo lessi molto tempo fa e forse oggi lo troverei più banalotto, però era comunque molto "chiacchiericcio" e simpatico.^^

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  2. 1945 anzi è uno dei migliori sfornati dalla Ichiguchi, insieme ad America e a La promessa dei ciliegi---> esattamente ahahah. Di altro ho letto mmm non ricordo i titoli pero' almeno 4 albi di sicuro, e nessuno mi è piaciuto. Credo che anche il fatto che non vada oltre al volume unico, la dice molto molto lunga...

    Ovviamente rispetto a 1945 ho preferito il film "La rosa bianca", con un'attrice che meritava un Oscar (giuro) e la doppiatrice italiana pure! XD

    Pensa che io ho la primissima edizione, 17x24 aahahahaa. Come giustamente dici tu, c'era bisogno magari di piu' pagine visto anche il tema trattata e gli avvenimenti pregni di situazioni.

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    1. Con lei, dopo 1945, ho chiuso. Le ho dato ben 4 possibilità, quindi direi che le chance di convincermi non sono mancate!
      In effetti credo che non abbia neanche miniserie nel suo elenco titoli... si vede che secondo me non riesce a gestire bene il ritmo narrativo e l'approfondimento dei personaggi oltre un certo limite :/

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  3. Idem con patate: la Ichiguchi non ha mai convinto neanche me.
    Ammetto di essermi soffermata giusto a sfogliare alcuni dei suoi lavori (di solito negli stand Kappa in fiera) e non mi ha mai invogliato all'acquisto; non è mai scattata la scintilla...

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    1. Che poi, detto tra noi, i suoi albi sono anche venduti in formati piuttosto cari che di sicuro non invogliano... :/

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  4. Ma una volta, una volta nella vita posso dirlo?
    Me ne assumo la completa responsabilità: non scatta la scintilla, non convince, non va oltre un certo limite... possiamo indorare la pillola finché si vuole, ma come mangaka Keiko Ichiguchi è, beh... è mediocre.
    Ecco, l'ho detto.
    Niente di personale, ma per una volta mi andava di chiamare le cose col loro nome :)
    Scusate.

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    1. Figurati, non mi scandalizzo xD! E poi mediocre non è neanche un commento così "cattivo", vuol dire solo che è nella media e non si distingue dalla massa e penso che questa cosa sia innegabile nel suo caso, sempre che non mi sia persa qualche suo titolo imperdibile impressionante, ma ne dubito!

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